Caravaggio, prospettive veneziane

Renato Di Tomasi, già autore del volume Gli ultimi giorni di Caravaggio. Da Napoli a Palo (2022), ricostruisce adesso nella monografia Caravaggio “A Milano fu prigion”. Nuovi indizi sull’arrivo a Roma e sul viaggio a Venezia del pittore (collana “Monografie” di “Horti Hesperidum”, 17, Roma, Universitaria, 2025), le traversie giudiziarie cui andò incontro il giovane Michelangelo Merisi già prima di trasferirsi a Roma. Insieme ad una combriccola di amici, dovette deridere una prostituta perché forse si era fatta mettere incinta da uno di loro. La cosa finì molto male. Il pittore scontò diversi mesi di prigione, ma dovette pure riparare fuori dallo Stato di Milano.

Il Merisi trascorse così del tempo a Venezia, dove osservò e studiò svariate opere di pittura, che gli rimasero per sempre impresse nella memoria. Di Tomasi indica per esempio il Nettuno sul cocchio del Ponchini visto su uno dei soffitti di Palazzo dei Dogi (1553-1555) e ripreso nella figura di Giove affrescata per il cardinal del Monte nel Casino dell’Aurora.

Oggi non abbiamo nessuna difficoltà a riconoscere nel martirio di San Matteo un omaggio del Merisi a Tiziano.

In una delle sue Tre postille di storia dell’arte (senza pretese), Roma, UniversItalia, 2025, pp. 15-16, Alberto Manodori Sagredo si domanda perché mai Caravaggio avesse fatto indossare all’Apostolo Matteo, nella scena del martirio della cappella Contarelli, l’abito domenicano: in effetti, il pittore milanese rivisitava il perduto, celebratissimo  Martirio di San Pietro da Verona della basilica dei Santi Giovanni e Paolo, che conosciamo da copie (tra cui quella qui sopra riprodotta in controparte) e da incisioni, a iniziare da quella di Martino Rota. Può essere che, come osserva Di Tomasi, Caravaggio vi abbia pure citato, migliorandone il disegno, l’ignudo di sinistra nella scena del Martirio di santa Caterina di Bernardino Lanino in San Nazaro a Milano (1545-1548).

Durante il viaggio verso Roma, sostando a Parma, nella Chiesa dei Cappuccini Caravaggio dovette ammirare la Deposizione con la Vergine e i santi di Annibale Carracci. Talmente rimase impressionato dal volto di quella Vergine morta, che se ne ricordò anche quando dipinse la Maddalena in estasi. La famosa prostituta annegata nel Tevere era, in realtà, un omaggio al pittore che poteva considerarsi, dopo Tiziano, il più grande dell’età moderna.

 

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