In questa immagine l’autore racconta il drammatico destino di un condannato. Una volta emessa la sentenza il prigioniero è trasportato a testa in giù su un asse di legno sino al luogo del martirio (scena A); a questo punto avviene l’esecuzione e, una volta deposto il corpo, si procede all’eviscerazione e alle mutilazioni; la prassi si conclude col dare alle fiamme i corpi e quanto di essi restava, così da eliminare ogni traccia degli infedeli. La scena B è un’ulteriore testimonianza della realtà al tempo di Enrico VIII durante la quale le esecuzioni erano ordinaria amministrazione.
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