Véronique Meyer, Pour la plus grande gloire du roi. Louis XIV en thèses, Rennes, Presses universitaires de Rennes ; Versailles, Centre de recherche du château de Versailles, 2017, 372 p., ill.
di Maxime Préaud (tr. di Francesca Mariano)
Come dimostra la sua abbondante bibliografia, dal 1990 Véronique Meyer ha consacrato una buona parte della sua attività di ricerca allo studio di queste straordinarie immagini che sono le ‘tesi’. Questo termine assume, nel mondo delle stampe, una connotazione molto diversa da quella che può avere in ambito accademico, letterario o scientifico: esso si riferisce, normalmente durante il regno di Luigi XIV che costituisce una prima età dell’oro della stampa francese, a delle immagini monumentali, fatte per essere affisse al muro, composte e incise dai migliori artisti del momento, pagate a peso d’oro da committenti desiderosi di manifestare davanti alla corte e alla buona società la magnificenza necessaria al loro status.
Queste stampe sono spesso di qualità così notevole che ci si può domandare perché alcuna istituzione non abbia avuto ancora l’idea di farne un’esposizione importante.
Grazie ad una documentazione di grande ricchezza, l’autrice ci spiega e ci lascia intravedere come si svolgevano le discussioni dei differenti tipi di tesi – mineure, majeure, sorbonique, cardinale o pastillaire – a Parigi, come in provincia, nei differenti collegi dove esse erano organizzate. Tuttavia questa non è la parte più interessante del volume.
Queste tesi erano generalmente dedicate a dei grandi personaggi che lo studente desiderava onorare e di cui poteva sperare la protezione e il contributo. Ma Véronique Meyer ha scelto qui di limitare la sua analisi alle tesi dedicate al re Luigi XIV (con, ben inteso, il permesso di stampa del monarca); impresa considerevole malgrado tutto perché l’autrice ha repertoriato più di centoquaranta di questi doppi fogli dedicati al re, nei quali esso appare troneggiante al centro di allegorie, o a cavallo e in armatura sul campo di battaglia. Oppure si vede il suo nobile viso invecchiare maestosamente, dimagrire, presentato con i baffi o glabro, mentre stringe le labbra a seconda dell’avanzare dell’età nel corso dei settant’anni del suo regno.
L’evoluzione di queste grandi stampe è pressappoco la stessa di quella degli almanacchi murali, che sono in qualche modo ad esse complementari perché più vicini alla sfera popolare. Dopo Luigi XIV, il genere delle tesi incise diventa insipido, le grandi allegorie scompaiono, i candidati utilizzano rami d’occasione, il talento grafico si esprime altrove e in altro modo, non si tratta più di illustrare la storia del regno e del sovrano. Aggiungiamo che le loro dimensioni le condannano alla stessa maniera a essere male e poco conservate così bene che, sebbene spesso stampate in un gran numero di esemplari, esse sono diventate oggi molto rare.
Il libro di Véronique Meyer è ricco e appassionante. È abbondantemente illustrato e le immagini sono straordinariamente interessanti, anche se non sono che riprodotte in buona qualità. Per apprezzarle meglio, bisogna andare sul sito del Centre de recherche du château de Versailles o su quello delle Presses universitaires de Rennes.