Pirro Ligorio torna on line. La recensione di Michael Greenhalgh.

Nonostante la sua età veneranda – più di tre lustri, praticamente quasi quattro – il sito «Pirro Ligorio e la storia» (ligorio.sns.it) è tornato a funzionare grazie all’intervento dei tecnici della Scuola Normale Superiore di Pisa che ne hanno rallentato l’inesorabile cammino verso la ‘morte’ per obsolescenza. Per scongiurare questo triste destino, che purtroppo riguarda tutte le moderne edizioni on line affidate ai precarissimi supporti digitali, l’intero volume delle trascrizioni dall’enciclopedia ligoriana era stato recentemente messo in salvo, per così dire, sul più affidabile sopporto cartaceo: se ne era ricavato un libro di più di settecento pagine, per la collana di Fonti e Testi di Horti Hesperidum, l’Antologia di scritti storici di Pirro Ligorio (Roma, 2017)

Michael Greenhalgh, professore emerito all’Università Nazionale Australiana, ha scritto – nella recensione al libro Pirro Ligorio e la storia cristiana i Roma (2007)  qui di seguito riportata – che, se Ligorio tornasse oggi in vita, troverebbe utilissimo il sito internet ligorio.sns.it al quale si collegherebbe attraverso il proprio dispositivo mobile, avvalendosi della strumentazione sofisticatissima di un LigorioEarth, suo personale GPS e sistema di mappatura, che gli permetterebbe di orientarsi non solo di fronte agli scavi archeologici di Villa Adriana, per esempio, ma anche sulle sue sterminate pagine manoscritte.

La recensione di Michael Greenhalgh a Carmelo Occhipinti, Pirro Ligorio e la storia cristiana di Roma (da Costantino all’Umanesimo), Pisa, Edizioni della Normale, 2007, cvi, 543p, 978-88-7642-215-7 40.00 EUR, è qui si seguito tradotta in italiano da Maria Giulia Cervelli.

 

Pirro Ligorio (nato a Napoli nel 1510) rimase affascinato dalle antichità di Roma, quando vi si trasferì nel 1534. Fu architetto e antiquario: oltre ad aver lavorato a S. Pietro, realizzò il gioiello della Casina di Pio IV nei Giardini Vaticani, fu antiquario sotto i Papi Pio IV e Paolo III, così come fu l’architetto che ricostruì Villa d’Este a Tivoli per volontà del Cardinale Ippolito d’Este e per cui ideò anche i giardini con i favolosi giochi d’acqua. Allo stesso tempo si occupò degli scavi a Villa Adriana, che si trovava nella collina sotto la città di Tivoli. Un rapido sguardo ai suoi disegni, ai suoi affreschi, ai suoi progetti e costruzioni, mostrerà come il suo lavoro fosse intimamente dipendente e connesso con l’antichità. 

Il lavoro che egli svolse per Papi e Cardinali dimostra che la sua inclinazione per l’antiquariato era particolarmente apprezzata; e certamente il suo studio sugli antichi acquedotti e sull’approvvigionamento idrico fu essenziale per la realizzazione delle spettacolari fontane a Villa d’Este. 

Raffello in una sua lettera lamentava la politica delle razzie che i Papi stavano portando avanti: Quanti pontefici … hanno permesso le ruine e disfacimenti delli templi antichi, delle statue, delli archi e d’altri edificii gloria delli lor fondatori! (p.154). 

Infatti i Papi, da Gregorio “distruttore degli idoli pagani” (p. 238) a Paolo III (p. 165, al quale farò riferimento più avanti), portarono avanti una lunga e disonorevole litania di distruzione, arrivando ad emulare i Goti (p. 121). Considerati i circoli che frequentò, tra cui la Curia, Pirro ebbe esperienza diretta non solo delle antichità di Roma, ma soprattutto della rapidità con cui i pezzi migliori venivano estratti dai collezionisti e reimpiegati nella realizzazione di costruzioni contemporanee. Non c’è più grande ironia del fatto che in questo periodo che vede importanti sviluppi della cultura antiquaria, specialmente nella Curia (p. 345), vide anche un incremento nel numero di depredazioni, molte delle quali volute proprio dai medesimi circoli. Quod non fecunt barbari, infatti, lo fecero scavando! 

Così Giulio III prelevò il porfido per la sua villa, mentre il Cardinale francese Jean du Bellay era ancora attivo (p. xvi). 

E ancora di più dalla Controriforma, specialmente dal 1560, si è assistito ad un riordino dei materiali pagani, parte dei quali furono estratti dalle chiese medioevali di Roma, mentre Pirro era ancora vivo (pp. xxvff). Questo non fu quasi mai a vantaggio dell’aspetto delle chiese, ma voleva essere a vantaggio della costruzione della nuova città di Roma o totalmente a scapito dell’antica?

Per esempio, Santi Cosma e Damiano fu privata del rivestimento di opus sectile dai sacerdoti che Pirro definisce nemici delle cose belle (p.xiv). E ai suoi giorni era ancora possibile vedere al Pantheon ancora la statua di Iside, del marmo negro niliaco della Teytes, e quella ancora del medesimo marmo della Natura Generante, con molte mammelle e con pesci a’ piedi, i quali fragmenti a dì nostro l’avemo veduti levar via, che ancora erano posti da parte delli cantoni del portico, dispreggiati (p. xix).

Quantificare è impossibile, ma è probabile che il XVI secolo distrusse Roma più di quanto non avessero mai fatto i Goti o persino i barbari Papi precedenti, condannati da Pirro.

Il valore di Pirro per noi studiosi deriva in parte dalla sua abilità di ragionare sulle cose che leggeva e vedeva, e dalla sua conoscenza del passato. Così egli respinse (p.133) varie leggende sull’Obelisco del Vaticano poiché aveva studiato dei testi e assistito agli scavi di metà del XVI secolo. Osservò e dalla vasta conoscenza acquisita riuscì a distinguere i diversi stili di costruzione. Per esempio, egli afferma (p. lxxxv, 174) che Porta Pinciana varia di costruzione dalla suddetta Flaminia e dall’altre fatte di sassi quadrati, tolti da alcuni degni edificii dell’antichi, onde crederei che fosse più opera di alcuno papa che degli antichi – e così contesta fra i suoi contemporanei coloro che non sanno distinguere l’antico dal moderno. Interessato alle cose antiche, Pirro andava contro le rielaborazioni di Antonio da Sangallo il Giovane sui bastioni delle Mura Aureliane, che credeva fossero ancora utili, e anche l’apertura di nuove Porte come la Flaminia e la Pia di discutibili bellezza (p.165). 

Il suo ideale di bellezza fu la Roma antica, e il suo desiderio era di scoprire come i monumenti apparivano nel passato- nasceva da qui la sua angoscia per le depredazioni, che cancellavano il passato. Poteva anche ragionare “archeologicamente”, come quando ebbe l’occasione di esaminare il progetto originale del Bagno dei Cesari a Tivoli, prima che fosse demolito – egli fu dopo il furore barbaro disfatto crudelmente da Simplicio papa (p. 209). 

Come poteva procedere con una massa di materiali così enorme e amorfa? Scrisse su ciò in formato enciclopedico. Ma l’enciclopedia è uno sviluppo in realtà dei prossimi secoli (cf. Graevius’ Thesaurus antiquitatum Romanarum, 12 vols in-folio, 1694-9; or Caylus’ Recueil d’antiquités égyptiennes, étrusques, grècques, romaines et gauloises, 6 vols., Paris, 1752-1755).

Un iniziatore fu il Museo della Carta di Cassiano dal Pozzo (1588-1657), una collezione di oltre 7000 acquerelli, disegni e stampe ora in corso di pubblicazione (cf. http://warburg.sas.ac.uk/pozzo/default.htm).

Pirro ebbe l’energia e l’impegno per lavorare sui suoi progetti, ma presumibilmente non i fondi, il suo lavoro L’antichità di Roma, è rimasto un manoscritto, in due diverse versioni di Torino e Napoli.

Il lavoro massiccio e esteso di Pirro (sarebbe stato poi completamente illustrato nella maniera di Cassiano dal Pozzo) è il soggetto dell’affascinante, dettagliato e importante libro di Carmelo Occhipinti. Pirro lavorava quando Roma stava cambiando velocemente, con ambiziosi nuovi edifici e progetti urbanistici (spesso a spese dei monumenti antichi), acquisiti da cardinali e nobili (ditto) e un generale rinnovamento di molte chiese della città che cambiarono il loro aspetto (e più frequentemente) il loro contenuto. Passeggiare fra le molte chiese medievali di Roma oggi può convincerci che le stiamo vedendo così come sono sempre state. Ma questo non è il caso, e vari paragrafi di Occhipinti forniscono tutte le informazioni su tali cambiamenti. 

Come il titolo promette, il libro è dedicato all’arte e all’architettura cristiana. Dopo una lunga e ricca introduzione in cui analizza la figura di Pirro, i suoi contemporanei, e la fortuna del Liber Pontificalis (xi-cvi), la prima parte è su Costantino il Grande: sull’ origine della basilica e sul declino delle arti (pp.1-44), seguita dal Battistero Laterano (pp. 45-66), Santa Maria maggiore (pp. 67-98) e S. Pudenziana (pp. 97-106). Naturalmente Ligorio riconosce la quantità di materiale pagano nel Battistero, non a caso ricorre a diversi tipi di testi descrittivi (p. 51). I tre paragrafi successivi trattano in parte Cassiodoro (pp. 107-146) e Procopio (pp. 147-184), poi i paragrafi successivi presentano S. Stefano Rotondo (pp. 221-236) Santa Maria Nova e la cristianizzazione del Forum (pp. 273-285); poi S. Pietro in Vincoli (pp. 285-296), il periodo Carolingio (pp. 297- 336) e infine Santa Maria in Trastevere (pp. 343-384) e S. Giovanni in Laterano (pp. 385-427). Una buona bibliografia (antica, pp. 429-448; moderna, pp. 449-471) è seguita da 56 illustrazioni e un indice.

Il libro Pirro Ligorio e La storia cristiana di Roma non può fornire una panoramica completa della materia, che è così vasta e varia. Invece l’autore sceglie diversi importanti monumenti e ne tratta singole parti.

Frequentemente le pagine sono occupate per metà dal testo e per metà dalle note a piè di pagina, poiché ogni affermazione del testo è supportata da un’affermazione di Pirro o di altri studiosi. Qualche volta Occhipinti introduce talmente tanti nuovi elementi (come se ogni elemento fosse il filo di un arazzo composto da molteplici fili [1]), che il lettore viene sopraffatto dai dettagli, ma in questo senso l’autore riflette i suoi studi, ovvero i racconti dettagliati e spesso complicati di Pirro sulle antichità di Roma.

Potremmo dire che il libro di Carmelo Occhipinti fornisce un’attenta osservazione al vasto tessuto di materiale su Pirro – tanto che l’autore potrebbe scrivere un altro libro sull’argomento, altrettanto lungo, senza rischiare di ripetersi. Da ciò nasce l’attuale progetto di Occhipinti, su Pirro Ligiorio e Villa d’Este di          Tivoli – che è il lavoro per il quale Pirro è maggiormente conosciuto e grazie al quale ricava tante idee e materiali per Villa Adriana.

Il lettore avrà modo di conoscere la verità su questa informazione ponendo attenzione alle informazioni fornite da Occhipinti dal 2005 (cioè prima della pubblicazione di questo libro, sebbene risalga a luglio 2004) sul sito ligorio.sns.itm, con il medesimo titolo. Così come i testi provenienti dai suoi manoscritti, il sito include una discussione sull’Antichità di Roma (Cronologia, problemi testutali e struttura dell’opera) di Pirro, dettagli sulla sua biografia, una lista di MSS usati e le convenzioni utilizzate per la trascrizione, e alla fine la guida di Tiziana Conti per l’utilizzo del Database.

Interrogandolo produce risultati, per esempio, per marmo (286), colonna (153), iscrizione (506), urna (23), tempio (476), Via Flaminia (43), and chiesa (567) – con la ricerca avanzata che permette di cercare dati, posizioni, persone e luoghi da cercare, con specifiche come and-or-near; così la ricerca per “colonna” e “Tivoli” produce sette risultati [2].

L’autore è inoltre coinvolto nella sezione Este della Fondazione Memofonte (http://www.memofonte.it/), che è dedicata a la pubblicazione on-line di fonti testuali e figurative di non facile consultazione e reperibilità nell’ambito della storiografia artistica e della storia del collezionismo dal XV al XX secolo.

Diversi inventari Este sono qui consultabili in formato PDF (inclusa una descrizione di Villa D’este di Athanasius Kircher, erudito più tardo).

Senza ombra di dubbio Pirro avrebbe amato il sito del SNS! 

Per non parlare di quello che sarebbe accaduto alla Città in futuro (come nella mappa di Roma di Giambattista Nolli del 1748, in http://nolli.uoregon.edu/).

Pirro avrebbe scaricato tutti gli studi di Occhipinti come PDF nel suo iPod (nella speranza che ho, che un giorno queste informazioni siano fruibili in PDF) e avrebbe potuto consultare il suo dispositivo mobile mentre si aggirava e portava avanti campagne di scavo nella città, accompagnato dalla strumentazione di LigorioEarth, il suo personale GPS e sistema di mappatura.

NOTE:

  1. Alcuni di questi paragrafi dimostrano il tentativo di raggiungere lo scopo, come ad esempio pp. 97-106, Santa Pudenziana. Dal mosaico absidale (V sec.) all’Oratorio Mariano (XII sec.), oppure pp.343-384, Santa Maria in Trastevere: da papa Callisto I a Pietro Cavallini. La riscoperta delle catacombe.
  2. Dal momento che un database è sempre utile per analizzare quei contenuti e testi che nemmeno  il libro più annotato può offrire, i lettori potrebbero voler scaricare i PDF dal sito SNS e investire pochissimi soldi ($39) in Ricerca testo di EXAMINE32, da Aquila Software (http://www.examine32.com); lavorando sotto Windows questo programma cercherà i file di testo Word, .rtf e HTML, così come i PDF, usando i parametri and-or-not-xor e la prossimità fino a quattro termini di ricerca, per parole intere o parziali, cioè, questo software (che trovo inestimabile anche per altri compiti) fornirà risultati simili a quelli ottenuti dalle query richieste dal database SNS.

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