Cornice - § 1. Termine architettonico: «se vuoi fare chasamenti, pigliali nel tuo disegnio nella grandeza che vuoi, e abatti le fila. Poi campeggiali con verdaccio et con verdeterra o in frescho o in seccho, che sia ben liquido; e qual poi fare di biffo, qual di cienerognolo, qual di verde, quale in colore berrettino e, per lo simile, di quel colore tu vuoi. Poi fa’ righa lungha, diritta e gientile, la quale dall’uno de’ tagli sia smussata, che non s’acchosti al muro, ché fregandovi o andando su col pennello e col cholore non ti imbratterà niente, e llavorerai quelle corniciette con gran piaciere e diletto; e per lo simile, base, colonne, chiapilli, frontispizi, fioroni, civori, et tutta l’arte della mazonaria, che è un bel membro dell’arte nostra e vuolsi fare con gran diletto. E tieni a mente che quella medema ragione che ai nelle fighure de’ lumi schuri, così conviene avere questi, e da’ i casamenti per tutta questa ragione: che le cornici che fai nella sommità del casamento vuol pendere dal lato verso lo schuro in giù, la cornicie del mezo del chasamento, a meza la faccia, vuole essere ben pari e ughualiva, la cornicie del fermamento del casamento di sotto vuole alzare in su, per lo contrario della cornicie di sopra, che penda in giù» (Cennini, Il libro dell’arte [2020], pp. 127-128, cap. LXXXVII, «Chome si de’ colorire i casamenti in frescho e in secho»); «cornixe s’appelle en latin corona, ou cornices, qui veult dire couronement, ou rameau de edifice» (Sagredo 1536, c. 11v, citato in Occhipinti 2003, ad indicem); «[…] les vases sont de perles et rubis:/ et du perron les escompartimans/ sont enrichiz de tous vrays dyamans,/ tous les festoons, cyrages et cartouiches/ d’or de ducat ont chascune deux toiuches;/a l’arquitrave arcades et ballustre/Mille saphirs donnent merveilleux lustre,/ termes aussi pillastres et collomnes/ garnies sont de royalles couronnes […]; Il n’est couvert ny de plomb ny d’ardoise:/ les combles sont tous garnys de turquoise,/ et les chevrons, aussi les frontispisses: par tout y a autour des coronisses/ infinite de belles antiquailles» (sul palazzo reale di Francesco I, Chappuys 1543, c. 10v, citato in Occhipinti 2003, ad indicem); «Maintenant vous convient entendre que les cornices, frizes et architraves que j’ay faict tant de l’ordre tuscan, que du dorique, ionique, corinthien et composé, lesquelz vous trouverez devant les passages ou nostre Autheur en parle, ont tous leurs membres proportionnez selon le contenu de son texte, car je n’ay en aucuns lieux abuzé de licence voluntaire. Mais encores vous veuil je bien adviser que toutes les proportions des cornices proviennent et se tirent des Architraves: et entre autres choses la face ou liziere estant au mylieu d’iceulx architraves, correspond a une des faces de ladicte cornice ou les dentelures sont figurées et taillées: chose qu’il fault bien observer, encores qu’en aucunes cornices il y ait par foys des mansoles ou consolateurs: et en ce cas est requis prendre garde que l’on n’y face des dentelures ou canaulx: car ce seroit directement contrevenir aux preceptes de nostre Vitruve, qui le defend expressement» (Goujon 1547, citato in Occhipinti 2003, ad indicem); «E questo cognome deriva dalle facce e dagli spigoli che son quadri, perché ogni ordine di cornici o cosa che sia diritta overo risaltata et abbia cantonate è opera che ha il nome di quadro, e però volgarmente si dice fra gli artefici lavoro di quadro. Ma s'ella non resta così pulita, intagliandosi poi in tai cornici fregi, fogliami, uovoli, fusaruoli, dentelli, guscie et altre sorti d'intagli in que' membri che sono eletti a intagliarsi da chi le fa, ella si chiama opra di quadro intagliata, overo lavoro d'intaglio» (Vasari 1550, Introduzione alle tre arti del disegno. Architettura. Cap. II); «proiectura. Vitruvius. le larmier d’une muraille, la saillie d’une cornice» (Estienne 1552, citato in Occhipinti 2003, ad indicem); «coronice enrichie au possible» (Scève 1562, citato in Occhipinti 2003, ad indicem); «entablement, cornice» (Nicot 1606, citato in Occhipinti 2003, ad indicem); «frize en architecture, platte bande entre l’architrave et la cornice en laquelle s’entaillent aucunefois deux fueillages ou autres belles fantasies de demy bosse à fin d’enrichir la besongne, Zophorus» (Nicot, 1606, citato in Occhipinti 2003, ad indicem); «corniche, la plus haute partie et le dernier ornement d’une colomne, ou d’un bastiment. La corniche se mesure depuis la frise jusqu’à la cimaise inchisivement» (Furetière 1690, citato in Occhipinti 2003, ad indicem); § 2. Ornamento di quadro: «Item una testa de sancto Gioane evangelista con le sue cornise de ligname dorate e negre e la figura facta a olio, n. 1. […] Item uno quadro con megia figura de San Ioane Batista, facta a olio de mane de Bastianelo con la cornise dorate, n. 1. Item uno quadro de cristalo con Christo quando portò la croce con lo adornamento de cornise de nogara con certe marche dorate, n. 1 […] Item uno quadro intaiado, tuti li frisami e cornise e cimo, de mane de maestro Bernardino intaiadore, con li campi deli frisi canpidi de azuro oltramaro e la Madona che vano in dito quadro, mo in mane de maestro Iacomo Panizato depintore a conziare, el quale sono di mane de bigo Maciolino, n. 1» (Inventario delle gioie dell’Arcivescovo di Milano Ippolito II d’Este portate in Francia, 1535, in Occhipinti 2001); «Item doe tele grande con doe figure de done retrate dal naturale facte a olio de mane de Iacomo Palma da Venezia, con le cornice dorate e lavorate a l’arabesca con le sue coltrine de cendale carmesino, n. 2 […]. Item uno spechio grande de azialo con le cornice de nogara con certe marche dorate, n. 1» (Inventario delle gioie dell’Arcivescovo di Milano Ippolito II d’Este portate in Francia, 1535, in Occhipinti 2001); «Una tella depinta con uno papa Paullo cornisata de cornise de pezzo bianche. […] Uno San Giovan Battista in asse con le sue cornise adorate, cioè la testa […]. Uno quadro degli Inocenti in asse cornisato et adorato che gli manca uno pezzo de cornise di soto. Uno Christo alla passione con il vetro sopra rotto di sopra e cornisato de cornise de nogara. Una figurina de David ornata de collonelle e cornise de legnamo dorati in una cassetta adorata di dentro, e di sopra depinta de color rosso e bianco. Una tavoleta del Christo che pesca, in asse, colorita a oglio senza cornise et altro» (Inventario di guardaroba di Ippolito II d’Este, 1548, in Occhipinti 2001); «Nella cornice sopra i tre primi gran volti era scritto in lettere d’oro DONEC TOTUM IMPLEAT ORBEM, con molti crescenti di luna et imprese de Sua Maestà dipinte poi per i cieli di quei volti […] nella cornice sopra la porta era scritto in lettere d’oro CRESCAN ET TE STANTE VEDEBO. Nel meggio era l’arma di Francia, alla man destra quella della Regina et alla sinistra quella de monsignor di Rens» (Lettera dell’ambasciatore estense Francesco Maria Novelli al duca di Ferrata datata Reims, 25 luglio 1547, in Occhipinti 2021); «Un quadro di una Pietà dipinta con le cornice addorate» (Inventario dei beni di Ippolito II d’Este, 1550, in Occhipinti 2001); «[c. 159v] Enchiridion psalmorum, coperto di velluto morelo con la cornice a torno d’oro, con certe guarnizioni smaltate in una borsa di raso pavonazzo […]. Uno quadretto dipinto senza cornice, n. 1. Uno quadretto simille, n. 2. […] Uno quadro con la nave de Piero senza cornice, n. 5. Uno quadro con l’adultera senza cornice, n. 6. Uno quadro con gli nocenti con una cornice, n. 7» (Inventario dei beni di Ippolito II d’Este, 1555, in Occhipinti 2001); «Oltra che nel telaio dell’ornamento, riquadrato a quadri, intorno alle storie v'è una fregiatura di foglie d'ellera e d’altre ragioni, tramezzate poi da cornici» (detto di una delle porte del Battistero di San Giovanni a Firenze, Vasari, 1550, Vita di Lorenzo Ghiberti); «Aveva preso collera fra 'Bartolomeo con i legnaioli che gli facevano alle tavole e quadri gli ornamenti, i quali avevan per costume, come hanno anche oggi, di coprire con i battitoi delle cornici sempre uno ottavo delle figure; là dove fra' Bartolomeo deliberò di trovare una invenzione di non fare alle tavole ornamenti: et a questo San Bastiano fece fare la tavola in mezzo tondo, e vi tirò una nic[c]hia in prospettiva che par di rilievo incavata nella tavola, e così con le cornici dipinte a torno fece ornamento a la figura di mezzo; et il medesimo fece al nostro San Vincenzio, et al San Marco che si dirà di sotto al San Vincenzio» (Vasari, 1568, Vita di Bartolomeo della Porta detto Fra’ Bartolomeo); «diede il Rosso principio a una galleria sopra la bassa corte, facendo di sopra non volta, ma un palco overo soffittato di legname con bellissimo spartimento. Le facciate dalle bande fece tutte lavorare di stucci, con partimenti bizzarri e stravaganti e di più sorti cornici, intagliate con figure ne' reggimenti, grandi quanto il naturale, adornando ogni cosa sotto le cornici, fra l'un reggimento e l'altro, di festoni di stucco ricchissimi, e d'altri di pittura con frutti bellissimi e verzure d'ogni sorte» (Vasari 1568, Vita del Rosso Fiorentino); « E per tacere l'altre particolarità, è bellissima una stanza chiamata il Padiglione, per essere tutta adorna con partimenti di cornici, che hanno la veduta disotto in su, piena di molte figure che scortano nel medesimo modo e sono bellissime» (Vasari 1568, Vita di Francesco Primaticcio); «cornice del palco, qual è tutto di legname» (Vasari 1568, Vita di Agnolo Bronzino e degli accademici del disegno).
Quadratura - § 1. Termine della geometria e del disegno architettonico: «E cche l’uno ho(r)nato menbro a(b)bi conferente chonrispondentia, e ’l suo ricinto dava(n)zale chon fregio, architrave e cchornici chon sue p(r)opotionate mixure in altezza di tre piei e me(z)zo, serrato da riquadrate cholo(n)ne hó altri ho(r)namenti. Sono le dette lo(g)gie da serrare a ghuixa di finestre di più forme, tonde hó riquadrate sichondo l’ordenatore» (Francesco di Giorgio, Codice Saluzziano 148, Torino, Biblioteca Reale, c. 17v); «Item che a più perfcetione delopera sopra la quadratura de quatro archi che vengono sopra li piloni, sopra li quali ha ad passare il tiburio debiano essere chiavate tutte quatro le face circularmente inchiuse sopra la groseza de li archi, et che sopra il mezo et dricto de li piloni se metano chiave che assendano per recta linea alalteza de le coligatione de le dicte chiave el se coligano cum quelle» (Verbale della consulenza firmata il 27 giugno 1490 da Francesco di Giorgio per il Duomo di Milano: Archivio della Fabbrica del Duomo, Ordinazioni capitolari 3, f. 154); «Ed ancho è da sapere che tanto di sporto a l’ultima corona overo cornixe dare si deba quanto sia la sua alteza sì co me partita l'angolare quadratura della quadrata testa» (Angelo del Cortivo, Codice Zichy, Ms. 09.2690, Budapest, Szabó Ervin Kòzpponti, c. 124v); «E pertanto è da sapere che tutte le basiliche (h)ano forma e misura del corpo umano. Sicome el capo è capo del’uomo cossì la magior capella diè essere capo del tempio, e come (h)a cinque linee e parti menti, cossì debba avere 5 capelle […]. E lla boca, che per diritta linea sopra al naso va; e gli altri sono egli ochi e gli orechie; simel mente la quadratura del petto ala trebuna s’atribu(i)scie» (Angelo del Cortivo, Codice Zichy, Ms. 09.2690, Budapest, Szabó Ervin Kòzpponti, c. 137v); «la principale regula peculiare al Architecto è la quadratura» (Colonna 1499, c. 47, citato in Castelletti 2020, p. 227); «Così interiore quanto exteriore circumligatione podiale procurrentemente, sì como claramente ora questa figura infrascripta [del Duomo di Milano] te dimonstra, quale è performata da la principale icnographia triangulare, dopoi distincta per quadrature, como vedi la membratura inscripta de li intercolumnii» (Cesariano 1521, c. 13v); «Uno hemispherio sopra la sua [scil. del Duomo di Milano] oblunga quadratura» (Cesariano 1521, c. 14v); «Per la quale simmetriata quadratura, non solum potemo distinguere qualunque figura exemplare volemo, ma assumere la ratione de tute le aree e superficie de qualunque quantità elementale volemo» (Cesariano 1521, c. 49v); «Unde hai avuto di sopra la figuratione in antis con le semplice columne in li anguli de le versure, cioè de le volventie de li anguli circa epsa quadratura, quali nostri vulgari dicono li cantoni. Unde queste prostile ante convene siano duplate al modo de le parastatice, como vedi in li anguli signati A, dove ho alternatamente distincto la angularia quadratura […]» (Cesariano 1521, c. 52r); «Dal abaco habiano questa proiectura: fi como uno centro del circino como el sia polito in la quadratura del capitello» (Cesariano 521, c. 53v); «Contra li medii Tetranti idest de le columne rotunde, seu quadrate, nam tetrans dicitur quadratura» (Cesariano 1521, c. 54v); «Perché si farai una quadratura di questo spacio serà sufficiente a ogni conclavio et loci publici» (Cesariano 1521, c. 113r); «Si de quadrifora forma: cioè si farano de quadratura come le ante de le fenestre quale se solemo talhora fare a le magne Aule seu Triclinii» (Cesariano 1521, c. 69v); «Ma brevemente tractaremo per la regula de la comensuratione de le portione de la Terra il modo quale apud comunem usum agrimensorum Tenetur in quadraturis Vidilicet sia una peza seu parte di terra Campestra vel in qualunque altro loco vel modo si sia: volendo per quadrarla: sempre si de’ perducere amussineamente una linea quale da un capo sia la rectrice per fare uno nominato angulo: il che sempre adiunge lo capo del spacio Terrestre secundo la più integra quantitate che si pò havere: et quando sono li dui capi peraequati alhora si de’ fare la calculatione secundo la ratiocinatione de la Eurythmiata quadratura» (Cesariano 1521, c. 144v); «Accade molte volte a l’architetto di voler dimostrare uno edificio di fuori e di dentro […] e dipoi quelle [linee] tirate a l’orizonte, e fatta elettion’ della distantia poi serrata la quadratura del quadro in scortio» (Serlio 1545, c. 33v, citato in Castelletti 2020, p. 234); «Il ridurre in figura quadra, o in quadrato, in Lat. detta *quadratura. Qui la facciata, o la quarta parte del quadro» (Vocabolario degli Accademici della Crusca1612, c. 669, citato in Castelletti 2020, p. 227); «[…] e men è utile oprare il velo over quadratura, ritrovata da Leon Battista, cosa inscepida e di poca costruzzione» (Pino 1548, c. 16v, citato in Castelletti 2020, p. 234, nota 61); «Quadratura f. Il ridurre in figura quadra, o in quadrato. E quadratura trovasi esser detto all’Arte del dipigner prospettive, cioè dipignere di quadratura; che par voce non molto propria» (Baldinucci 1681, c. 130, citato in Castelletti 2020, p. 227); «Così altre due quadrature sue [di Correggio] pur di S. Gio[vanni] benissimo disegnate» (Resta 1958, p. 35); «Quadrattura di mano del Correggio per il camino de PP. Benedettini di S. Gio Parma nel refettorio della Ricreatione o sia Scaldatorio» (Sebastiano Resta in Pizzoni 2012, p. 62, nota 64); § 2. Quadratura dei corpi: «Or quanto alle figure quadrate ne disegnò assai Vincenzo Foppa, il quale forsi dovea haver letto di quelle che in tal modo squadrava Lisippo statouaro anticho, con quella simmetria che in latino non hà nome alcuno. E seguendo lui ne disegnò poi Bramante un libro, da cui Raffaello, Polidoro e Gaudentio ne cavarono grandissimo giovamento; e secondo che si dice è pervenuto poi nelle mani di Luca Cangiaso Pozzeverasco, il quale perciò è riuscito nelle inventioni e bizarrie rarissimo al mondo» (Lomazzo [1584] 1973-1975, vol. II, p. 227, citato in Castelletti 2020, pp. 230-231, nota 32); «Ben prometto di dar fuori una volta certa opera vecchia di Vincenzo Foppa Milanese, nella quale, quello che ha di lungo, ne scrive un sono anco gli schizzi fatti con penna, sì che si comprende quasi tutto ciò che ha trattato poi in gran parte Alberto Durero nella sua Simmetria. Anzi di quei, con sua pace, ha egli cavato quasi ciò che ne scrive. Per ciò che oltre le altre belle cose vi si veggono anco quelle teste che scortano l’una per l’altra cioè sono trasportate in quantità, le quali medemamente ha poi anco trasportato di peso Monsignor Daniel Barbaro nella sua Prattica di prospettiva nella ottava parte, là dove parla della misura del corpo humano e della pianta della testa» (Lomazzo [1584] 1973-1975, vol. II, p. 240, citato in Castelletti 2020, p. 228); «Vincenzo Foppa, che scrisse delle quadrature de membri del corpo humano e del cavallo, delle quali ne fù anco inventore» (Lomazzo [1590] 1973-1975, vol. I, p. 258, citato in Castelletti 2020, p. 228, nota 16); «Dirò hora come Vincenzo Foppa Pittore stimato del suo tempo, e per l’opere eccellente pinte da esso; questo compose un’Opera di prospettiva degna di molte lodi, per li molti ammaestramenti che in essa si contengono» (Morigia 1592, c. 187, citato in Castelletti 2020, p. 229, nota 23); «Le quadrature de’ corpi le disegnò anco Vincenzo Foppa Bresci(a)no o Milanese» (Sebastiano Resta, postilla all’Abecedario di Orlandi: Nicodemi 1956, p. 289, citata in Castelletti 2020, p. 228); «Vi fu anco Vincenzo Foppa, che scrisse di prospettiva e trovò le quadrature de’ corpi prima di Mantegna e di Bramante, e il libro andò dal Foppa in Bramante, da Bramante in Raffaele e in Giulio Romano e infine in Luca Cambiagio» (Lettera di Sebastiano Resta a Giuseppe Ghezzi, non datata, in Notizie di pittura 2018, p. 177, n. 31, citata in Castelletti 2020, p. 229, nota 20); «Vi fu anche Vincenzio Foppa, che scrisse di prospettiva. Il Lomazzo lo fa milanese, ma il Ridolfi il crede bresciano. Fu prima del Mantegna, e il suo libro passò poi in mano di Bramante, e da Bramante a Raffaello, e poi a Giulio Romano, e finalmente a Luca Cambiaso, né so che per anco sia stampato» (Lettera di Sebastiano Resta a Giuseppe Ghezzi, non datata, in Bottari 1754-1773, vol. III, c. 342, n. CCXI, citata in Castelletti 2020, p. 229, nota 20); «Luca Cambiagio, Pittore e Scultore come dice Lomazzo, usò il disegnar a Quadrati, l’imparò da Giovanni suo Padre, che così disegnava per impatienza. Ma è da sapere che Vincenzo Foppa detto da alcuni bresciano, milanese da altri, e che stava in Milano e vi fiorì nel 1400 fece un libro delle Quadrature de’ Corpi. Doppo lui Bramante ne fece un simile, e questo fu studiato da Raffaele, passò in Polidoro et in Gaudentio, et in fine in mano di LUCA CAMBIAGIO. Forse Vincenzo Foppa haveva letto che LISIPPO Statuario così faceva» (Sebastiano Resta, commento della Galleria portatile, in Bora 1976, n. 132, p. 277, citato in Castelletti 2020, p. 230); «BRAMANTE Lazzari da Chà Bramante (così hoggi detta dalla casa ove nacque) tra Urbino e Urbania, fù sapientissimo, disegnò le quadrature de Corpi, scrisse d’Architettura e Prospettiva» (Sebastiano Resta, in Bora 1976, n. 22, p. 267, citato in Castelletti 2020, p. 230, nota 28); «Fu scola spiritosa ma molto manierata, principalmente nel panneggiare e nemica di certe quadrature che danno sodezza a corpi» (Sebastiano Resta, ms. Lansdowne 802, libro l, London, British Library, citato in Castelletti 2020, p. 231, nota 35); «Bramante disegnò la quadratura de corpi doppo Vincenzo Foppa Milanese» (Sebastiano Resta, ms. Lansdowne 802, libro f, London, British Library, citato in Castelletti 2020, p. 228); «Luca Cambiagio. Ambidestro. Era ponceveresco nel Genovesato. Di dieci anni cominciò a maneggiar pennelli sotto Giovanni suo padre, allievo di Ottavio Semini huomo geniale, che al vedere Becafumi e Perino dipingere al principe Doria si diede tardi alla pittura, perciò non poté studiare a diligenza, ma a furore, simile a quello che inserì in Luca suo figlio, e egli inventò il figurare a quadrature sopra questo andare, ma non così perfetto» (Sebastiano Resta, ms. Lansdowne 802, libro h, London, British Library, n. 51, citato in Castelletti 2020, p. 229, nota 25); «In Vincentio Foppa Mediolanensi eminuit duplici titulo Picturae ars, non minus enim penicillo, quam calamo valuit» (Argelati 1745, vol. I, col. 638, citato in Castelletti 2020, p. 229, nota 23); «[…] da Luca [Cambiaso] fu totalmente perfettionata la regola inventata da Giovanni suo padre intorno al dissegnare il corpo humano e ogn’altra cosa per via di quadrature» (Soprani 1674, c. 40, citato in Castelletti 2020, p. 229, nota 24); «[…] Gio[vanni] Paolo Lomazzo nel sesto libro del suo Trattato della Pittura al cap. XIV pare che egli tenti di oscurare in questa parte la gloria dovuta al nostro Cambiaso, mentre asserisse che l’eccellenza delle bizzarrie e inventioni di esso Luca procedeva dall’esserle pervenuto alle mani un tal libro di quadrature fatto da Bramante: cosa dal vero molto lontana, mentre nella vita di quel celebre architetto, scritta con certezza dal Vasari, non si legge che egli mai disegnasse per via di quadrature o ne facesse trattato in iscritto; ciò che anche dimostrano gl’istessi suoi dissegni, ne’ quali (benché per altro siino degni di lode) non però vi si raffigura segno alcuno di quadratura; per lo che non istimerò di giudicar male, se dirò che forse il Lomazzo inavertentemente ciò scrisse; tanto più che egli stesso nel suo libro intitolato Tempio della Pittura, al cap. XXVI, parlando delle proportioni, quasi pentito del fallo commesso nel luogo sopracitato, si sforza di honora Luca sopra tutti gli altri pittori, affermando che al paragone de’ suoi dissegni le figure del Giudicio di Michel’Angelo sminuivano di forze e molto perdevano della lor furia. […] Si che per farmi da capo, è tanto falso il dire che dal libro di Bramante cavasse Luca la Regola delle Quadrature, che anzi mi sarebbe assai più facile il credere che egli se l’havesse dormendo sognate» (Soprani 1674, cc. 40-41, citato in Castelletti 2020, pp. 229-230, nota 26); «In ordine al primo Inventore del disegnare per via di cubi, nulla abbiamo di certo. Potrebbe essere che ne avesse scritto il Bramante e potrebbe anch’essere che il nostro Cambiaso senza altrui lume avesse messa fuori questa bellissima regola da lui sì egregiamente praticata, e tanto utile per locar le figure in buona prospettiva e per ben ombreggiarle. Ma perché il Lomazzi ed il Soprani tacquero che il primo di tutti a metterla fuori e a pubblicarla colle stampe fu Alberto Durero, che morì l’anno appunto in cui nacque il Cambiaso?» (Soprani, Ratti 1768-1769, vol. I, c. 84, nota a, citati in Castelletti 2020, p. 230, nota 26); «È un sogno quanto si dice nella Nota medesima [dell’Edizione di Roma] che fusse ad uso di Bramante, di Raffaello, di Gaudenzio e del Cambiaso il qui indicato Libro d’architettura del Foppa; perché Bramante non apprese da tali libri l’arte sua d’architetto, bensì da suoi profondi studj e dal continuo esercizio nel disegnare e fabbricare […]» (Vasari 1791-1794, vol. III, c. 233, nota, citato in Castelletti 2020, p. 230, nota 27); «[…] gli antichi, i quali dando alle loro figure ed alle loro membra una certa quadratura, avevan la sembianza di tozze e pesanti […]» (Della Valle 1795, cc. 58-59, citato in Castelletti 2020, p. 231, nota 38); «Dopo ciò ripurghisi anco la storia da quelle speciose favolre, che il Lomazzo vi sparse dentro, asserendo che il Foppa trasse da Lisippo le proporzioni delle sue figure; che da’ suoi scritti apprese Bramante la prospettiva e ne formò un libro stato utile a Raffaello, a Polidoro, a Gaudenzio; che Alberto Durero e Daniel Barbaro profittarono delle invenzioni del Foppa e ne furono plagiarj» (Lanzi 1795-1796, vol. I, c. 394, citato in Castelletti 2020, p. 230, nota 27); § 3. Rappresentazione di prospettive e architetture illusionistiche: «Andrea Guerra, scultore Bolognese, non solo moltissimi de’ suoi lavori di quadratura si vedono nelle Chiese di Bologna, e sua Diocesi, ma anco ve ne sono in varie altre Città» (Masini, 1650, c. 756); «Girolamo Corti, detto il Dentone, pittore eccellente di Quadratura e Prospettiva» (Masini 1666, c. 629; cfr. ivi, cc. 612, 619, 623-625, 637); «E come i Carracci nelle figure, così egli [il Dentone] nella Quadratura attaccandosi al naturale, venne a liberarla da un certo fantastico e ideale […]» (Malvasia 1678, vol. II, c. 157, citato in Castelletti 2020, p. 232, nota 46); «[Quadrtura:] Niun’arte si estese più presto; ma niuna più presto degenerò» (Lanzi 1795-1796, vol. II, t. 2, c. 161, citato in Castelletti 2020, p. 232); «Non guardare all’improporzione di questi segni [negli affreschi della Cappella Carafa in Santa Maria sopra Minerva], perché in opera la pittura è molto corretta e studiata nelle espressioni e negl’abbigliamenti degl’habiti bizarri, ci sono grottesche o sia arabeschi di belle invenzioni, e buone requadrature d’architettura» (Sebastiano Resta, ms. Lansdowne 802, libro g, London, British Library, citato in Castelletti 2020, p. 233, nota 57); «Non con minore studio avrà cred’io Baldassar da Siena lavorata la sua Quadratura alla Loggia del Giardino detto Ghici alla Longara di Roma, dove l’istesso Tiziano restò ingannato à credere Scorniciamento di vero Stucco il dipinto» (Resta 1707a, c. 73, citato in Castelletti 2020, pp. 233-234); «Disegnone grande due facciate [di Annibale Carracci, che] contiene l’istoriato della favola del Polifemo, con tutti gl’ornati di quadratura, e di figure che l’adornano» (Resta 1707b, c. 19, n. 154, citato in Castelletti 2020, p. 234).